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Pescara (Italia)

9 août 2013
Pescara Jazz, 11-18 luglio 2013
© Jazz Hot n°664, été 2013

Al suo quarantunesimo appuntamento Pescara Jazz ha cambiato fisionomia, anche per fronteggiare gli ennesimi tagli alla cultura. Quest’anno il programma è stato distribuito nell’arco del mese di luglio, sfruttando spazi diversi: oltre al proverbiale Teatro D’Annunzio, l’Auditorium Flaiano, il ristrutturato Aurum e la Marina del Porto Turistico. Sono stati organizzati anche eventi speciali, fra i quali i concerti del trio Fresu-Sosa-Gurtu, di Dee Dee Bridgewater e Ramsey Lewis, e – per gli appassionati di rock – di Brian May. Inoltre, è stato ripristinato il rapporto con il territorio, grazie ai concerti di Jazz in Provincia, ed è stato riservato maggiore spazio ai musicisti locali. Tali modifiche sono state rese possibili grazie al contributo di importanti sponsor (Cantina Tollo, Maico) e della Regione Abruzzo.
Le giornate centrali del festival, collocate tra l’11 e il 18 luglio, hanno riservato come sempre un’ampia panoramica. Tra gli ospiti, anche il quartetto di Mike Stern e Victor Wooten, Tuck&Patti e il duo Toninho Horta-Ronnie Cuber. Particolarmente dense di spunti sono state le serate dall’11 al 13.
 
Bireli Lagrène, Michael Baker, Giuseppe Continenza, Gary Willis © Paolo Iammarrone by courtesy of Pescara JazzLa prima ha visto una proficua dialettica tra le chitarre di Biréli Lagrène e del pescarese Giuseppe Continenza. Il confronto si è articolato su piani diversi, ma pur sempre sui binari di un groove generoso. Merito anche di una ritmica composta dal poderoso batterista Michael Baker e soprattutto da Gary Willis, tra i massimi specialisti del basso elettrico. Sulle cinque corde del suo strumento Willis costruisce fluide linee swinganti e produce corposi accenti funky, rivelando al tempo stesso una vena melodica negli inserti solistici. Definitivamente accantonate le esperienze fusion, messo momentaneamente da parte il jazz manouche, Lagrène riesuma le sue radici intimamente jazzistiche con uno stile originale, moderna sintesi di elementi desunti sia da Django Reinhardt che da Wes Montgomery, che gli permette di spostare gli equilibri armonici anche in brani consumati quali «C’est si bon» e «In a Sentimental Mood». Continenza mette in evidenza un fraseggio più spigoloso, in qualche misura memore di Barney Kessel. La dialettica tra i due si esprime al meglio nella riproposizione di «Oleo» e soprattutto nei brani più permeati dal funk: la celebre canzone «Sunny» di Bobby Hebb, «The Chicken» di Jaco Pastorius e un originale arrangiamento di «Meditação» di Jobim.

The Cookers © Paolo Iammarrone by courtesy of Pescara JazzSulla scorta del recente Believe, The Cookers dimostrano com’è possibile non adagiarsi sugli allori dello hard bop e su stilemi consunti. Insiemi densi, dall’impatto orchestrale, temi articolati (quasi tutti originali) e assolo ficcanti, infuocati, mai prevedibili caratterizzano le esecuzioni del settetto. Sotto la regia del trombettista David Weiss, la maestria dei singoli si esalta anche nel collettivo, a dispetto dell’età avanzata di quasi tutti i componenti. Cecil McBee, 78 anni, regola il flusso ritmico con cavata possente e suono sontuoso. Billy Hart (73) dispensa sottigliezze poliritmiche: nel suo assolo su « Free for All » di Wayne Shorter - dal repertorio dei Jazz Messengers - sembra uno sciamano che officia un rito. George Cables (69) cuce instancabile trame che scavano nel tessuto armonico. Eddie Henderson (73) è ancora dotato di una pronuncia cristallina e squillante, che contrasta con quella più introversa del collega Weiss. Al tenore, Billy Harper (70) esprime un suono viscerale, che condensa la tradizione dei Texas Tenors, il rhythm’n’blues e supera l’eredità di Rollins e Coltrane. Inoltre, le sue composizioni (« Capra Black », « Thoroughbred ») non mostrano affatto i segni del tempo. Al contralto, il più giovane Donald Harrison è provvisto di un timbro sanguigno, intriso di inflessioni blues.

Infine, la Big Band del Conservatorio di Pescara diretta da Richard Dunscomb – ospiti Bobbi Wilsyn (voc.) e Bill Boris (g) - ha messo in mostra eccellenti solisti. Frutto della collaborazione con il Columbia College di Chicago, questo è un esempio che anche altri festival dovrebbero seguire.

Enzo Boddi